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Storia
La società operaia cattolica "Sacra Famiglia" di Manesseno nacque, secondo le carte in nostro possesso, il 4 febbraio 1906 "un buon numero di parrocchiani, per desiderio e dietro invito Rev.do Parroco sig. Giuseppe Cassissa e del Rev. do Curato sig. Luigi Medicina si riunirono per la prima volta allo scopo di iniziare le opportune trattative per la fondazione di una Società Operaia Cattolica di Mutuo Soccorso tra di loro. Per meglio assicurare lesito di questa adunanza e perché l'idea della necessità dell'unione anche tra i cattolici fosse meglio impressa nella mente di tutti, i medesimi sacerdoti invitarono a prendere parte qualche membro del Comitato della Federazione O.C. ligure ed il presidente della Soc. di Bolzaneto, sig. Custo G.B..."
Chi era Custo G.B lo dice Tomaso Pastorino nel suo "dizionario delle strade di Genova": fu sindaco di Bolzaneto dove nacque nel 1861 e vi morì nel 1939. Durante la sua amministrazione furono costruite in quella delegazione della Val Polcevera le scuole di piazza Risotto e l'attuale ospedale Carolina Pastorino.
Siamo nel 1906, un periodo difficile per la Chiesa e per la Società civile, divise, o meglio contrapposte, per la "Questione romana", nata come noto, dalla presa di Roma da parte dell'esercito italiano il 20 settembre del 1870. Da allora il Papa si considerò prigioniero in Vaticano ed invitò i Cattolici italiani a non partecipare alla vita politica del loro paese. E l'invito del Papa ad estraniarsi dalla vita politica del Regno d'Italia spinse i Cattolici ad immergersi nel sociale laddove la pratica della carità cristiana diventa solidarietà nei confronti di chiunque avesse bisogno di aiuto.
Nell'anno in cui venne fondata quella di Manesseno, le Società Cattoliche a Genova ed in Liguria erano più di quaranta e dal 1884 erano organizzate e coordinate dalla Federazione Operaia Cattolica Ligure (F.O.C.L.) che era nata ad iniziativa di alcuni laici della borghesia genovese ed in modo particolare da Mons. Salvatore Magnasco Arcivescovo di Genova.
Le Società Operaie, anche quelle di matrice laica, nacquero nella prima metà del secolo XIX quando Carlo Alberto, nel 1848, riformando l'antico statuto del Regno Sabaudo, concesse libertà di stampa e di associazione ai sudditi del suo regno. La Liguria, con il Piemonte e la Sardegna, faceva parte di quel regno Sabaudo, così come aveva stabilito, contro il parere dei genovesi, il Congresso di Vienna del 1815 dopo la sconfitta d Napoleone.
E mentre in Piemonte, le Società Operaie di Mutuo Soccorso, anche quelle Cattoliche, assunsero atteggiamenti solamente filantropici ed assistenziali, in Liguria quelle laiche divennero dei veri organismi politici per l'influsso del patriota Giuseppe Mazzini. La prima società mazziniana nacque a Sampierdarena nel 1851 ed è ancora operante: l'Universale; la prima Società Operaia Cattolica nacque a Genova in S. Torpete nel centro storico, nel 1854, e tra i suoi fondatori può vantare due futuri Arcivescovi di Genova: Mons. Salvatore Magnasco e Mons. Tomaso Reggio. Anche questa società è tuttora viva ed operante presso la Cattedrale di San Lorenzo e gode nei confronti delle consorelle un ruolo di onore e di prestigio.
Alcuni storici che si sono interessati del Movimento Sociale Cattolico nel periodo che sta tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del secolo successivo vedono nel sorgere delle Società Operaie Cattoliche una contrapposizione alle consorelle laiche o mazziniane nel clima che allora infuocava la borghesia italiana, divisa tra coloro che anelavano l'unità d'Italia e coloro che difendevano, con l'intransigenza, il potere temporale del Papa. Ma non fu proprio così. All'inizio anche le società non cattoliche propongono nei loro statuti, gli insegnamenti evangelici, come scrive il prof. G.B Vernier in un suo scritto "Il Mutuo Soccorso" del 1999. La prima società non cattolica che abbiamo già citato tenne la sua prima riunione nell'Oratorio dei Re Magi e fu presieduta dal Prevosto di San Donato. E più tardi, scrive sempre il prof. Vernier, quando la contrapposizione anticlericale si farà più forte, la Società cooperativa sampierdarenese farà stampare il suo statuto dalla locale tipografia salesiana.
Nel 1882 il Vesovo di Ventimiglia, Tomaso Reggio, pur apprezzando il lavoro delle Società Cattoliche genovesi, non ritenne opportuno che ne sorgessero nella sua Diocesi, perché quelle che già esistevano, pur non essendo cattoliche di nome, lo erano di fatto.
Ma è anche dolorosamente vero che il 15 giugno del 1885, dopo che era stata benedetta al Santuario di N.S. Del Monte la nuova bandiera della F.O.C.L. un gruppo di scalmanati assaliva il corteo degli operai cattolici e Filippo Iacovic, socio della S.O.C. "Santa Zita" veniva barbaramente ucciso. Le Autorità per evitare i disordini non autorizzarono i funerali pubblici dell'operaio ucciso.
Ma torniamo a Manesseno.
La S.O.C. Sacra Famiglia, nello stesso anno della fondazione, si dava un regolamento come prevede lo Statuto delle Società Cattoliche. È un documento importante, non solo perché testimone di un tempo ormai lontano, ma perché è anche uno spaccato di vita sociale di uno tra i paesi più antichi e prestigiosi dell'entroterra polceverasco. Si crede che Manesseno sia citato nelle Tavole del 117 A.C. e abbia tuttora il nome di allora : Manicelum cioè Manesseno. Quel Regolamento, nei primi tre articoli, presenta la "Carta di identità" della Società : il nome che è quello di "Sacra Famiglia", inoltre rispetto e devozione all'autorità religiosa e civile, in modo particolare al Sommo Pontefice, adesione alla F.O.C.L. e dall'Unione Cattolica Popolare Italiana.
L'Unione Cattolica Popolare Italiana era una sezione dell'opera dei Congressi che radunava in Italia le organizzazioni di carattere socio-assistenziale come, appunto, le Società Operaie Cattoliche, le casse rurali, le Leghe Bianche ecc.
Nel 1906, quando nacque la Società Operaia Cattolica di Manesseno, l'Opera dei Congressi era chiusa da più di due anni per volontà di Pio X, ma era rimasta operante l'Unione Cattolica Popolare per l'attività sociale che essa svolgeva tra i cattolici e sarà da qui che in quegli anni Giuseppe Tognolo, partirà per organizzare le "Settimane sociali dei Cattolici italiani".
All'articolo n. 2 dello stesso Regolamento la Società si propone "di risvegliare e mantenere vivo il sentimento religioso in tutti i suoi membri ed addestrarli alla difesa coraggiosa e pratica della loro Fede". Quei tempi, già difficili per la situazione politica, erano resi più difficili per l'avanzare della "Rivoluzione industriale" che in Val Polcevera, con la costruzione di nuove linee ferroviarie, cercava nuovi spazi per l'attività nel porto di Genova.
La società contadina valpolceverasca si sentiva messa in angolo perché le fabbriche che sorgevano nella parte bassa della valle avevano creato una nuova economia e quindi un nuovo modo di vivere.
I contadini diventarono operai diventano operai alla ricerca di guadagni più consistenti e quel nuovo modo di vivere non teneva conto degli antichi valori e la religione dei padri era messa in pericolo da nuove fedi e da una nuova morale.
Ecco perché il richiamo "alla difesa coraggiosa e pratica della fede" si fa insistente e quasi perentorio per i soci della Sacra Famiglia. Ma il richiamo alla fede ed alla difesa dei valori antichi non basta per chi, sfruttato per dodici ore al giorno negli stabilimenti dell'industria, ha bisogno di un tangibile segno della solidarietà cristiana alla quale invita la chiesa.
Ed al terzo capoverso del secondo articolo di quel Regolamento la Società si propone di soccorrere tutti quelli tra i soci che cadessero ammalati, accordando loro un sussidio in denaro, assistenza medica e le medicine. Era la Mutua che è il cuore del soccorso al prossimo e della solidarietà.
Molte delle Società Operaie Cattoliche avevano ed hanno ancora tradizioni che le legano alle antiche confraternite religiose. Un esempio per tutte la soc. "N.S. del Soccorso e S. Giovanni Battista" della Cattedrale di Genova che già abbiamo citata, vanta di essere la continuazione di una compagnia esistente nel 1700 che praticava la solidarietà tra la gente di mare e che venne sciolta da Napoleone durante la Repubblica ligure.
Le Società Cattoliche dalla fine dell'ottocento in poi crebbero a tal punto da rappresentare un fenomeno sociale nel nostro paese, che stava avviandosi a grandi passi verso l'unità politica.
Va precisato che il " mutualismo", che in Italia si estese in modo organico verso la metà dell'ottocento, mentre molto prima era sorto in Inghilterra ed in Francia per evidenti ragioni sociali e politiche, era la conseguenza dell'espandersi del capitalismo industriale e quindi del lavoro salariato.
Chi lavorava nell'industria e cadeva ammalato non aveva soccorso alcuno e quando passava a miglior vita la sua famiglia cadeva nella miseria perchè lo Stato era assente e di legislazione sociale ben poco si parlava.
Le Società Operaie di Mutuo Soccorso furono l'invenzione che la classe operaia oppose all'egoismo del nascente capitalismo industriale, che Leone XIII, nella sua fondamentale Enciclica "Rerum Novarum", accusa di trattare gli operai con metodi "poco meno che servili".
A questo punto è interessante andare a scoprire come si svolgeva l'attività della "mutua" nella Società Cattolica di Manesseno.
Ogni Socio effettivo pagava lire una al mese ed aveva diritto all'assistenza dopo un anno di pagamento delle quote. Ed i Soci morosi da più di due mesi erano colpiti da una multa in proporzione della loro morosità. Anche chi non partecipava alle riunioni sociali era colpito da una multa di venti centesimi e chi senza motivo plausibile non interveniva all'accompagnamento funebre dei Soci deceduti era multato di cinquanta centesimi che venivano versati agli eredi del defunto.
I sessanta articoli di quel regolamento ovviamente prevedono anche l'organizzazione e la struttura interna della Società, affidando ad ogni dirigente responsabilità e competenze, ma al Direttore spirituale, nominato dal Vescovo Diocesano, era riconosciuto in diritto di veto su ogni deliberazione della Direzione della Società.
Oggi nella Chiesa, il ruolo dei laici è mutato, il "Popolo di Dio", come ha chiamato il Concilio tutti i credenti, partecipa alla vita ecclesiale in modo più organico e responsabile anche se restano ancora tanti passi da compiere per realizzare pienamente quanto ha indicato la grande assise dei Vescovi più di quarant'anni fa.
La elezione dei Dirigenti della Società Cattolica di Manesseno ( Presidente, Segretario, ecc...) secondo l'articolo 18 del regolamento avveniva ogni anno ma potevano candidarsi solo quei Soci che sapevano leggere e scrivere.
Lo stesso regolamento che si cerca di illustrare, almeno nella parte più interessante dal punto di vista sociale, prevedeva che la Direzione rendesse conto ai Soci del suo operato almeno ogni tre mesi. Ed è leggendo i verbali di quelle riunioni che si possono conoscere tanti piccoli episodi che danno il senso di come fosse cent'anni la vita di quel Sodalizio.
Il 20 Settembre 1907 la Società Cattolica di Manesseno protesta col Ministro dell'Interno per il "triste proposito partiti sovversivi contro coscienza cristiana nazione; domandano opera vostra mediatrice contro violenza organizzata". Cosa era successo non lo si capisce bene, però il ricorso al Ministro lascia capire che si trattava certamente di qualcosa di importante!
Sono i tempi della contestazione anticlericale, a Genova è Arcivescovo Edoardo Pulciano, considerato "benevolo" nei confronti dei " modernisti" (una corrente filosofica e sociale da molti giudicata come una vera eresia).
Alla morte di Mons. Pulciano, avvenuta nel Natale 1911, il Papa Pio X designò a succedergli Mons. Andrea Caron, Vescovo di Caneda- l'attuale Vittorio Veneto- ma il Governo italiano non approvò quella nomina.
Era allora in vigore la cosìdetta "Legge delle Guarentigie" che regolava i rapporti tra la Santa Sede e lo Stato italiano dopo la "breccia di porta Pia" e che la Santa Sede mai volle accettare.
Tutta la storia della Società Cattolica di Manesseno si può sintetizzare nelle vicende che condussero i Soci di quella Società a costruirsi la bellissima Sede che ancora oggi si può ammirare in via Meirana.
Via Meirana porta il nome di un prete umile e coraggioso che visse tra la fine del milleottocento e l'inizio del novecento: fu Custode della Chiesa di Cravasco quando ancora dipendeva da Isoverde, fu mandato a Pontedecimo dove fu artefice di tante iniziative importanti, tali da meritare che gli venisse dedicata una via nella Delegazione valpolceveresca. Parliamo di don Domenico Meirana nato a Manesseno nel 1858 e morto a Pontedecimo nel 1920.
Le carte consultate per scrivere queste note non dicono dove i primi Soci della Società di Manesseno si riunissero quando non avevano una sede ma è documentato con una foto pubblicata anche in queste pagine il luogo dove la Società "Sacra Famiglia" si riunì e portò avanti la sua attività nei primi quattro anni dalla sua fondazione.
Per motivi di ordine cronologico andremo avanti seguendo le date dei libri dei verbali quando sarà possibile rilevarle, tenendo presente che le riunioni ordinarie dei Soci si tenevano la terza Domenica del mese, ogni tre mesi.
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