SOCIETA' OPERAIA CATTOLICA
"SACRA FAMIGLIA"
-Manesseno-

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Il Presidente della Società

Il prestigioso traguardo dei 100 anni di fondazione della nostra Società Operaia Cattolica è un avvenimento di grande rilevanza da essere celebrato con risalto e solennità per l'alto contenuto di valori espressi dalla Società stessa, coinvolgendo l'intera comunità locale e le Associazioni consorelle. Inevitabilmente il pensiero corre al lontano 1906, a quel gruppo di volenterosi guidati dal Reverendo Parroco Don Giuseppe Cassissa che ha iniziato a radunarsi al fine di costituirsi in Società, all'esigenza di questi di organizzarsi per dare ed avere mutuo soccorso con chiari connotati cattolici. Chi ha consultato la scarna documentazione storica tenuta nel nostro archivio ha potuto rilevare l'impegno, le difficoltà, i sacrifici e l'entusiasmo che animava questi nostri benemeriti predecessori. Importante e impegnativo non è stato soltanto la costituzione della Società ma anche il mantenerla in vita, farla crescere tra alti e bassi, attraversando periodi e vicissitudini veramente difficili, adeguandola sempre ai mutamenti e all'evoluzione della contemporanea società civile. Per tutto questo, ma non solo, la celebrazione del 100° di fondazione non deve rappresentare soltanto la celebrazione del passato e il raggiungimento di un prestigioso traguardo ma bensì la più importante ripartenza per traguardi futuri, inoltre, la rivitalizzazione della nostra Associazione le cui finalità, seppur per certi aspetti mutate, rimangono tuttora di grande attualità. Un programma di iniziative collaterali e la solenne celebrazione dell'avvenimento caratterizzano i festeggiamenti per il raggiungimento dei 100 anni di vita. In particolare, al fine di meglio documentare l'esistenza del nostro Sodalizio in questo arco di tempo, si è pensato ad una pubblicazione che per gli appartenenti alla nostra Società potesse rappresentare un documento storico/celebrativo. Grazie alla disponibilità dell'amico Giovanni REPETTI (Vice Presidente F.O.C.L) questo progetto si è potuto realizzare. Senza timore credo poter affermare che Repetti nel consegnarci questa opera ha certamente compiuto un vero atto di amicizia verso la nostra Società, di cui gliene siamo immensamente grati, inoltre, ha dato un contributo di approfondita conoscenza di una delle realtà locali a carattere associativo e cattolico, come è la nostra Società. Doverosi altri ringraziamenti a Mario Romualdi (foto Mario) per aver fornito il materiale fotografico pubblicato; all'Assistente Ecclesiastico F.O.C.L. Mons. Luigi Molinari e al presidente F.O.C.L. Com.te Guido Garri per la loro attenta guida e i loro ponderati pensieri espressi; al Comune di Sant'Olcese per la sensibilità sempre dimostrata riguardo le nostre istanze. É altrettanto doveroso ringraziare da queste pagine i componenti il Consiglio Direttivo della Società e i tanti collaboratori grazie ai quali e alle molteplici mansioni da loro volontariamente svolte è possibile tenere viva questa nostra Associazione. Un sentito ringraziamento va al nostro Rev.do Parroco Don Giorgio Rivarola che malgrado gli impegni dovuti all'amministrazione delle Parrocchie di Manesseno e Comago trova il tempo di assolvere in modo egregio al compito di nostro Assistente Ecclesiastico. Non poteva mancare un pensiero particolare a quanti ci hanno preceduto e lasciato, in special modo ai Soci fondatori, i cui nomi, a perenne ricordo, sono stati incisi nel marmo murato all'ingresso della Società.

Domenico Poggi

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Storia

La società operaia cattolica "Sacra Famiglia" di Manesseno nacque, secondo le carte in nostro possesso, il 4 febbraio 1906 "un buon numero di parrocchiani, per desiderio e dietro invito Rev.do Parroco sig. Giuseppe Cassissa e del Rev. do Curato sig. Luigi Medicina si riunirono per la prima volta allo scopo di iniziare le opportune trattative per la fondazione di una Società Operaia Cattolica di Mutuo Soccorso tra di loro. Per meglio assicurare lesito di questa adunanza e perché l'idea della necessità dell'unione anche tra i cattolici fosse meglio impressa nella mente di tutti, i medesimi sacerdoti invitarono a prendere parte qualche membro del Comitato della Federazione O.C. ligure ed il presidente della Soc. di Bolzaneto, sig. Custo G.B..." Chi era Custo G.B lo dice Tomaso Pastorino nel suo "dizionario delle strade di Genova": fu sindaco di Bolzaneto dove nacque nel 1861 e vi morì nel 1939. Durante la sua amministrazione furono costruite in quella delegazione della Val Polcevera le scuole di piazza Risotto e l'attuale ospedale Carolina Pastorino. Siamo nel 1906, un periodo difficile per la Chiesa e per la Società civile, divise, o meglio contrapposte, per la "Questione romana", nata come noto, dalla presa di Roma da parte dell'esercito italiano il 20 settembre del 1870. Da allora il Papa si considerò prigioniero in Vaticano ed invitò i Cattolici italiani a non partecipare alla vita politica del loro paese. E l'invito del Papa ad estraniarsi dalla vita politica del Regno d'Italia spinse i Cattolici ad immergersi nel sociale laddove la pratica della carità cristiana diventa solidarietà nei confronti di chiunque avesse bisogno di aiuto. Nell'anno in cui venne fondata quella di Manesseno, le Società Cattoliche a Genova ed in Liguria erano più di quaranta e dal 1884 erano organizzate e coordinate dalla Federazione Operaia Cattolica Ligure (F.O.C.L.) che era nata ad iniziativa di alcuni laici della borghesia genovese ed in modo particolare da Mons. Salvatore Magnasco Arcivescovo di Genova. Le Società Operaie, anche quelle di matrice laica, nacquero nella prima metà del secolo XIX quando Carlo Alberto, nel 1848, riformando l'antico statuto del Regno Sabaudo, concesse libertà di stampa e di associazione ai sudditi del suo regno. La Liguria, con il Piemonte e la Sardegna, faceva parte di quel regno Sabaudo, così come aveva stabilito, contro il parere dei genovesi, il Congresso di Vienna del 1815 dopo la sconfitta d Napoleone. E mentre in Piemonte, le Società Operaie di Mutuo Soccorso, anche quelle Cattoliche, assunsero atteggiamenti solamente filantropici ed assistenziali, in Liguria quelle laiche divennero dei veri organismi politici per l'influsso del patriota Giuseppe Mazzini. La prima società mazziniana nacque a Sampierdarena nel 1851 ed è ancora operante: l'Universale; la prima Società Operaia Cattolica nacque a Genova in S. Torpete nel centro storico, nel 1854, e tra i suoi fondatori può vantare due futuri Arcivescovi di Genova: Mons. Salvatore Magnasco e Mons. Tomaso Reggio. Anche questa società è tuttora viva ed operante presso la Cattedrale di San Lorenzo e gode nei confronti delle consorelle un ruolo di onore e di prestigio. Alcuni storici che si sono interessati del Movimento Sociale Cattolico nel periodo che sta tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del secolo successivo vedono nel sorgere delle Società Operaie Cattoliche una contrapposizione alle consorelle laiche o mazziniane nel clima che allora infuocava la borghesia italiana, divisa tra coloro che anelavano l'unità d'Italia e coloro che difendevano, con l'intransigenza, il potere temporale del Papa. Ma non fu proprio così. All'inizio anche le società non cattoliche propongono nei loro statuti, gli insegnamenti evangelici, come scrive il prof. G.B Vernier in un suo scritto "Il Mutuo Soccorso" del 1999. La prima società non cattolica che abbiamo già citato tenne la sua prima riunione nell'Oratorio dei Re Magi e fu presieduta dal Prevosto di San Donato. E più tardi, scrive sempre il prof. Vernier, quando la contrapposizione anticlericale si farà più forte, la Società cooperativa sampierdarenese farà stampare il suo statuto dalla locale tipografia salesiana. Nel 1882 il Vesovo di Ventimiglia, Tomaso Reggio, pur apprezzando il lavoro delle Società Cattoliche genovesi, non ritenne opportuno che ne sorgessero nella sua Diocesi, perché quelle che già esistevano, pur non essendo cattoliche di nome, lo erano di fatto. Ma è anche dolorosamente vero che il 15 giugno del 1885, dopo che era stata benedetta al Santuario di N.S. Del Monte la nuova bandiera della F.O.C.L. un gruppo di scalmanati assaliva il corteo degli operai cattolici e Filippo Iacovic, socio della S.O.C. "Santa Zita" veniva barbaramente ucciso. Le Autorità per evitare i disordini non autorizzarono i funerali pubblici dell'operaio ucciso. Ma torniamo a Manesseno. La S.O.C. Sacra Famiglia, nello stesso anno della fondazione, si dava un regolamento come prevede lo Statuto delle Società Cattoliche. È un documento importante, non solo perché testimone di un tempo ormai lontano, ma perché è anche uno spaccato di vita sociale di uno tra i paesi più antichi e prestigiosi dell'entroterra polceverasco. Si crede che Manesseno sia citato nelle Tavole del 117 A.C. e abbia tuttora il nome di allora : Manicelum cioè Manesseno. Quel Regolamento, nei primi tre articoli, presenta la "Carta di identità" della Società : il nome che è quello di "Sacra Famiglia", inoltre rispetto e devozione all'autorità religiosa e civile, in modo particolare al Sommo Pontefice, adesione alla F.O.C.L. e dall'Unione Cattolica Popolare Italiana. L'Unione Cattolica Popolare Italiana era una sezione dell'opera dei Congressi che radunava in Italia le organizzazioni di carattere socio-assistenziale come, appunto, le Società Operaie Cattoliche, le casse rurali, le Leghe Bianche ecc. Nel 1906, quando nacque la Società Operaia Cattolica di Manesseno, l'Opera dei Congressi era chiusa da più di due anni per volontà di Pio X, ma era rimasta operante l'Unione Cattolica Popolare per l'attività sociale che essa svolgeva tra i cattolici e sarà da qui che in quegli anni Giuseppe Tognolo, partirà per organizzare le "Settimane sociali dei Cattolici italiani". All'articolo n. 2 dello stesso Regolamento la Società si propone "di risvegliare e mantenere vivo il sentimento religioso in tutti i suoi membri ed addestrarli alla difesa coraggiosa e pratica della loro Fede". Quei tempi, già difficili per la situazione politica, erano resi più difficili per l'avanzare della "Rivoluzione industriale" che in Val Polcevera, con la costruzione di nuove linee ferroviarie, cercava nuovi spazi per l'attività nel porto di Genova. La società contadina valpolceverasca si sentiva messa in angolo perché le fabbriche che sorgevano nella parte bassa della valle avevano creato una nuova economia e quindi un nuovo modo di vivere. I contadini diventarono operai diventano operai alla ricerca di guadagni più consistenti e quel nuovo modo di vivere non teneva conto degli antichi valori e la religione dei padri era messa in pericolo da nuove fedi e da una nuova morale. Ecco perché il richiamo "alla difesa coraggiosa e pratica della fede" si fa insistente e quasi perentorio per i soci della Sacra Famiglia. Ma il richiamo alla fede ed alla difesa dei valori antichi non basta per chi, sfruttato per dodici ore al giorno negli stabilimenti dell'industria, ha bisogno di un tangibile segno della solidarietà cristiana alla quale invita la chiesa. Ed al terzo capoverso del secondo articolo di quel Regolamento la Società si propone di soccorrere tutti quelli tra i soci che cadessero ammalati, accordando loro un sussidio in denaro, assistenza medica e le medicine. Era la Mutua che è il cuore del soccorso al prossimo e della solidarietà. Molte delle Società Operaie Cattoliche avevano ed hanno ancora tradizioni che le legano alle antiche confraternite religiose. Un esempio per tutte la soc. "N.S. del Soccorso e S. Giovanni Battista" della Cattedrale di Genova che già abbiamo citata, vanta di essere la continuazione di una compagnia esistente nel 1700 che praticava la solidarietà tra la gente di mare e che venne sciolta da Napoleone durante la Repubblica ligure.

Le Società Cattoliche dalla fine dell'ottocento in poi crebbero a tal punto da rappresentare un fenomeno sociale nel nostro paese, che stava avviandosi a grandi passi verso l'unità politica. Va precisato che il " mutualismo", che in Italia si estese in modo organico verso la metà dell'ottocento, mentre molto prima era sorto in Inghilterra ed in Francia per evidenti ragioni sociali e politiche, era la conseguenza dell'espandersi del capitalismo industriale e quindi del lavoro salariato. Chi lavorava nell'industria e cadeva ammalato non aveva soccorso alcuno e quando passava a miglior vita la sua famiglia cadeva nella miseria perchè lo Stato era assente e di legislazione sociale ben poco si parlava. Le Società Operaie di Mutuo Soccorso furono l'invenzione che la classe operaia oppose all'egoismo del nascente capitalismo industriale, che Leone XIII, nella sua fondamentale Enciclica "Rerum Novarum", accusa di trattare gli operai con metodi "poco meno che servili". A questo punto è interessante andare a scoprire come si svolgeva l'attività della "mutua" nella Società Cattolica di Manesseno. Ogni Socio effettivo pagava lire una al mese ed aveva diritto all'assistenza dopo un anno di pagamento delle quote. Ed i Soci morosi da più di due mesi erano colpiti da una multa in proporzione della loro morosità. Anche chi non partecipava alle riunioni sociali era colpito da una multa di venti centesimi e chi senza motivo plausibile non interveniva all'accompagnamento funebre dei Soci deceduti era multato di cinquanta centesimi che venivano versati agli eredi del defunto. I sessanta articoli di quel regolamento ovviamente prevedono anche l'organizzazione e la struttura interna della Società, affidando ad ogni dirigente responsabilità e competenze, ma al Direttore spirituale, nominato dal Vescovo Diocesano, era riconosciuto in diritto di veto su ogni deliberazione della Direzione della Società. Oggi nella Chiesa, il ruolo dei laici è mutato, il "Popolo di Dio", come ha chiamato il Concilio tutti i credenti, partecipa alla vita ecclesiale in modo più organico e responsabile anche se restano ancora tanti passi da compiere per realizzare pienamente quanto ha indicato la grande assise dei Vescovi più di quarant'anni fa. La elezione dei Dirigenti della Società Cattolica di Manesseno ( Presidente, Segretario, ecc...) secondo l'articolo 18 del regolamento avveniva ogni anno ma potevano candidarsi solo quei Soci che sapevano leggere e scrivere. Lo stesso regolamento che si cerca di illustrare, almeno nella parte più interessante dal punto di vista sociale, prevedeva che la Direzione rendesse conto ai Soci del suo operato almeno ogni tre mesi. Ed è leggendo i verbali di quelle riunioni che si possono conoscere tanti piccoli episodi che danno il senso di come fosse cent'anni la vita di quel Sodalizio. Il 20 Settembre 1907 la Società Cattolica di Manesseno protesta col Ministro dell'Interno per il "triste proposito partiti sovversivi contro coscienza cristiana nazione; domandano opera vostra mediatrice contro violenza organizzata". Cosa era successo non lo si capisce bene, però il ricorso al Ministro lascia capire che si trattava certamente di qualcosa di importante! Sono i tempi della contestazione anticlericale, a Genova è Arcivescovo Edoardo Pulciano, considerato "benevolo" nei confronti dei " modernisti" (una corrente filosofica e sociale da molti giudicata come una vera eresia). Alla morte di Mons. Pulciano, avvenuta nel Natale 1911, il Papa Pio X designò a succedergli Mons. Andrea Caron, Vescovo di Caneda- l'attuale Vittorio Veneto- ma il Governo italiano non approvò quella nomina. Era allora in vigore la cosìdetta "Legge delle Guarentigie" che regolava i rapporti tra la Santa Sede e lo Stato italiano dopo la "breccia di porta Pia" e che la Santa Sede mai volle accettare. Tutta la storia della Società Cattolica di Manesseno si può sintetizzare nelle vicende che condussero i Soci di quella Società a costruirsi la bellissima Sede che ancora oggi si può ammirare in via Meirana. Via Meirana porta il nome di un prete umile e coraggioso che visse tra la fine del milleottocento e l'inizio del novecento: fu Custode della Chiesa di Cravasco quando ancora dipendeva da Isoverde, fu mandato a Pontedecimo dove fu artefice di tante iniziative importanti, tali da meritare che gli venisse dedicata una via nella Delegazione valpolceveresca. Parliamo di don Domenico Meirana nato a Manesseno nel 1858 e morto a Pontedecimo nel 1920. Le carte consultate per scrivere queste note non dicono dove i primi Soci della Società di Manesseno si riunissero quando non avevano una sede ma è documentato con una foto pubblicata anche in queste pagine il luogo dove la Società "Sacra Famiglia" si riunì e portò avanti la sua attività nei primi quattro anni dalla sua fondazione. Per motivi di ordine cronologico andremo avanti seguendo le date dei libri dei verbali quando sarà possibile rilevarle, tenendo presente che le riunioni ordinarie dei Soci si tenevano la terza Domenica del mese, ogni tre mesi.

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Benedizione della bandiera sociale


Nella solennità di N.S. del Carmine (16 luglio 1908) i membri della ns. Società videro finalmente coronati i loro voti che da tanto tempo esprimevano, di avere cioè una bandiera che fosse l'emblema della loro unione, il segno dietro cui in stretta schiera uniti potessero apparire in faccia agli amici per dare a loro il buono esempio ed ai nemici per incutere, se non il timore, almeno rispetto. E la bandiera bella nella sua semplicità fu esposta in chiesa fin dalla vigilia e fu benedetta dopo i Vespri della solennità di maria SS. Fu delegato della Rev.ma curia a benedirla Rev.do Mons. Francesco Patrone. La bandiera e la nostra genovese croce rossa in campo bianco, in uno dei riquadri sono dipinte due mani operaie che si stringono, sormontate dalla croce ad indicare come solo in Cristo i membri della società intendono la loro unione di anima e di corpo, il tutto è sormontato ancora dalla scritta costantiniana "in hoc signo vinces".
DOMENICA 16 GENNAIO 1910 Si incomincia a parlare concretamente di costruire una sede per la Società sul fondo del beneficio parrocchiale presso l'Oratorio di Sant'Alberto e si decide che la costruzione del locale venga curata dalla Fabbriceria parrocchiale. Nello stesso costruendo edificio dovrà trovare posto anche il Ricreatorio giovanile.
DOMENICA 17 APRILE 1910 Per finanziare la costruzione della nuova Sede sociale si propone che ogni Socio sottoscriva almeno una azione da 25 Lire.
DOMENICA 17 LUGLIO 1910 Si stabilisce che il terreno sul quale sorgerà la nuova Sede venga acquistato per metà dalla Società, l'altra metà sia presa in affitto della Mensa Parrocchiale.
DOMENICA TERZA DI NOVEMBRE 1910 Il Rev.do Giuseppe Cassissa relaziona sulle pratiche svolte per la costruzione della nuova Sede e comunica di aver dato incarico su mandato della Fabbriceria, ad un professionista per la stesura di un progetto di massima. Si prevede una costruzione di due piani oltre al piano terra, lungo 15m e largo 8 m per una spesa complessiva di lire 13.500. Ed annuncia che un benefattore anonimo ha versato alla Società la somma di 1000 lire per la nuova Sede. Quindi si decide ufficialmente la sottoscrizione di almeno un'azione da Lire 25 per Socio.
DOMENICA TERZA DI GENNAIO 1911 Il rev.do Prevosto don Cassissa notifica ai Soci che è stato dato l'incarico di redigere il progetto definitivo della nuova Sede sociale all'impresario Bornetoche comunicherà anche il prezzo definitivo dell'opera.
DOMENICA TERZA DI APRILE 1911 Vivace discussione in seno all'Assemblea dei Soci con conseguenti dimissioni del vicepresidente Bordo Domenico perché a parere di quest'ultimo non sembra che le cose siano state fatte nel modo giusto, assegnando la costruzione della Sede all'impresa Borneto anziché al concorrente Rossi. Tuttavia le dimissioni del vicepresidente bengono respinte e si incarica il presidente Cassissa G.B. di spiegare ogni cosa al dimissionario. Infine, per regolarizzare la proprietà del costruendo locale, si decide di far riconoscere giuridicamente la società, secondo le norme vigenti in materia.
DOMENICA 28 MAGGIO 1911 Si radunano nel nuovo locale sociale i firmatari dell'atto costitutivo della Società in forma legale: Poggi Martino, Cassissa G.B., Pedemonte Luigi, Poggi Emanuele, Don Giuseppe Cassissa. Si decide di indicare l'assemblea dei Soci già iscritti e di accettare come nuovi soci tutti i richiedenti che non abbiano superato i 45 anni.
DOMENICA 4 GIUGNO 1911 Ai Soci radunati in Assemblea viene comunicato che la Società ha ormai personalità giuridica e che il terreno del beneficio parrocchiale, messo all'asta il 29 Maggio scorso, è stato acquistato da Poggi Martino per conto della Società. Poggi Martino, dal canto suo ritenuto esaurito il suo compito, quello cioè di dare veste giuridica alla Società e di acquistare il terreno su cui costruire la nuova Sede, rassegna le dimissioni da Presidente, carica che aveva assunto provvisoriamente per facilitare il cammino delle due importantissime pratiche. L'Assemblea approva e Cassissa G.B. è nuovamente Presidente della Società.
DOMENICA 16 LUGLIO 1911 Il Presidente Cassissa G.B. comunica che il Vice Presidente Bordo Domenico insiste nelle sue dimissioni e per tanto l'Assemblea dei Soci lo sostituisce con Bordo G.B. Inoltre si decide di inaugurare ufficialmente la nuova Sede il giorno 13 agosto 1911.
DOMENICA TERZA DI SETTEMBRE 1911 Il rev.do Prevosto apre la riunione dei Soci con la preghiera e quindi si da lettura al verbale della riunione 16 Luglio scorso. Si legge il rendimento trimestrale complessivo e poi quello particolare della festa per l'inaugurazione del nuovo locale sociale del 13 Agosto scorso. All'Assemblea viene inoltre comunicato il totale delle spese incontrate per costruire il nuovo locale e quelle occorse per recintare e sostenere la piazza antistante, in tutto 16.500,00 lire da cui devono essere sottratti il valore dei lavori già a progetto ma che non furono eseguiti. Infine si annuncia che a cura della Società verrà aperta una scuola serale aperta a tutti. I verbali ormai ingialliti dal tempo e quasi illeggibili continuano a raccontare le alterne vicende della Società "Sacra Famiglia". Ogni anno come prescrive il Regolamento, si rinnovano le cariche sociale, si discutono e si approvano i bilanci a volte al quanto magri, ed i Soci che si erano impegnati a versare le quote per costruire la Sede, continuano nel loro dovere. Non sembra che gli avvenimenti che tengono in ansia gran parte del nostro Paese e la stessa Chiesa genovese influiscano nella vita sulla piccola frazione posta alle spalle della grande città. Eppure nel natale del 1911, come abbiamo già detto, muore improvvisamente l'Arcivescovo di Genova Mons. Edoardo Pulciano,dando vita al "Caso Caron" del quale abbiamo parlato nelle pagine precedenti. Il 24 Maggio 1915 l'Italia entra in guerra contro l'Austria e molti giovani dei nostri paesi rurali saranno chiamati alle armi e tanti di Loro non torneranno più. In tante Società Cattoliche del genovesato in sacrificio di quei ragazzi viene ancora oggi ricordato, oltre che con la preghiera, anche con lapidi e cippi.
Dopo la guerra 1915 /18 arriva il fascismo, a seguito della grave crisi economica che aveva lasciato dietro di sé il conflitto europeo e della delusione di chi aveva avuto la fortuna di tornare dal fronte. I cattolici tacitamente liberati dal divieto di partecipare alla vita politica italiana dal Pontefice genovese Benedetto XV, entrano nell'agone e don Luigi Sturzo nel 1919 da Roma, all'Hotel "Santa Chiara" chiama i "liberi e forti" a costruire un partito, il PPI, Partito Popolare italiano, di ispirazione cristiana ma laico progressista. In quel periodo le Società Operaie Cattoliche furono i luoghi naturali ove i "popolari" si riunivano per spiegare alla gente le loro idee ed i loro programmi. Ma quell'alba di libertà durò troppo poco, il fascismo ebbe il sopravvento sulla fragile democrazia della borghesia liberale e per l'Italia iniziò un ventennio di liberta vigilata prima e di dittatura poi. Don Sturzo fu mandato in esilio e con lui tanti altri dirigenti dei partiti democratici, mentre il nuovo regime occupava, dopo le istituzioni, anche le associazioni della società civile. Nel 1929 il Governo di Benito Mussolini firmava con la S. Sede il Concordato ed i Patti Lateranensi mettendo fine all'ormai inutile controversia "che conoscemmo come "Questione Romana". Ma il tentativo del regime fascista. di occupare comunque ogni spazio di libertà, si manifestò, prima e dopo il Concordato con la Chiesa, sempre e comunque. Intanto la Sede della Società Cattolica, oltre a svolgere le sue funzioni di ritrovo e per le attività dei Soci, viene adibita anche a locale scolastico per gli alunni delle elementari e tra il Consiglio della Società ed il Commissario che reggeva il Comune sorge una discussione sul canone d'affitto che l'Ente locale deve versare alla Società. Tutto si placa quando, il 18 Aprile del 1926,viene concordato tra le parti la somma di lire 1000 annuali. I fondi dell'archivio della prefettura di Genova conservano ancora la ricca documentazione con la quale, nel 1933, il Card. Dalmazio Minoretti, che fu Arcivescovo di Genova dal 1925 al 1938, protesta col Prefetto di Genova per le angherie ed i soprusi che i dirigenti fascisti di Serrà Riccò stanno operando nei confronti di quella Società Cattolica. Ma non è un caso isolato,altri fatti del genere si stanno verificando un pò ovunque perchè il regime intende raggruppare tutte le Associazioni a carattere socio-assistenziale nell'unico organismo "che è il Dopolavoro fascista. Nella riunione trimestrale. del Giugno 1940 il Sac. Emilio Traverso, Assistente Diocesiano dell'Azione Cattolica genovese, dati i tempi che si stanno attraversando, propone ai Soci azionisti proprietari della Sede della Società di cedere i locali sociali alla Chiesa parrocchiale. La proposta verrà ripetuta un anno dopo quando all'orizzonte si profilava, anche per l'Italia lo spettro della guerra.
Il 18 Gennaio 1942 i Soci della S.O.C. di Manesseno tengono Assemblea nella Sede del Dopolavoro e, dopo la preghiera di rito dell'Assistente don Schiaffino, il Segretario del fascio ordina il "saluto al Duce". Si legge una lettera del 12.1.1942 con la quale l'Unione Ligure della Società Cattoliche (così si chiamò per un breve periodo di tempo la F.O.C.L.) chiede ai Soci azionisti, proprietari della Sede della S.O.C. "Sacra Famiglia" di cedere i locali alla Chiesa di S. Martino di Manesseno, con ben determinate garanzie stabilite dall'Arcivescovo Card. Pietro Boetto. II Socio Placido Gallo fa presente che la donazione richiesta è in contrasto con l'art.47 dello Statuto che "precisa in modo chiaro ed inderogabile la destinazione dei beni della Società e quindi l'Assemblea non può aderire alla richiesta dell'Unione senza modificare lo Statuto". D'altra parte la destinazione stabilita dallo Statuto è anch'essa benefica in quanto i beni, cessando di appartenere alla Società, debbono essere devoluti tutti in beneficenza sotto la sorveglianza del Parroco di Manesseno. I Soci pertanto, all'unanimità, non ritengono di modificare lo Statuto. Termina la guerra, nel 1945 torna la libertà! Ai Soci della S.O.C. "Sacra Famiglia", nell'Assemblea del 21 Ottobre 1945, sono chiamati a discutere il nuovo Statuto sociale proposto dalla Federazione. I Soci Poirè Francesco e Balestrino Michele fanno osservare che all'art. 12 si dà al Direttore Spirituale la facoltà di scegliere i candidati alla presidenza con un numero di tre anziché di uno come era nello Statuto precedente; sarebbe più democratico lasciare facoltà all'Assemblea di eleggere una commissione elettorale. Il Direttore Spirituale si oppone a qualsiasi decisione in merito e non permette alcuna votazione. Si rimanda ogni decisione alla prossima Assemblea. Il 29 Ottobre 1945 si torna sull'argomento alla presenza dell'ing. Cesare Gavotti, Presidente della Federazione e conclude all'unanimità: - che ogni verbale delle Assemblee dovrà essere firmato dal Presidente, dal Direttore Spirituale e dal Segretario; - di istituire una "Commissione sportiva" per i Soci più giovani; - di proporre la formazione di una Commissione elettorale di tre membri, presieduta dal Direttore Spirituale, per la formazione della lista dei Candidati alle cariche sociali. Le vicende del dopo-guerra, la politica, gli strascichi delle contrapposizioni di un tempo resero più difficile la vita anche alla Società Cattolica di Manesseno sino a temere la sua definitiva chiusura. La sede della Società fu ancora e per lungo tempo scuola per i ragazzi del paese: il salone dove oggi si tengono le riunioni dei Soci fu diviso in due parti per far posto a più aule scolastiche. E fino all'inizio degli anni cinquanta nel locale oggi adibito a bar visse una famiglia di sfollati che risiedeva a Rivarolo. Una lettera del Presidente Gavotti del 27 Maggio 1950 fa tuttavia capire che la burrasca stava per finire. Ed infatti fu così. I fatti più salienti che possiamo registrare sono ormai pochi: il 28 Ottobre 1950 i Soci riuniti in Assemblea decidono di donare i locali sociali alla Chiesa di Manesseno. E l' 11 Maggio 1951, aderendo all'invito ed al pensiero dell'Arcivescovo, delegano il Presidente della Società a firmare l'atto di donazione. E la Società finchè esisterà sarà la sola ad usufruire dei locali donati alla Parrocchia. Il 29 Gennaio 1997 il Presidente della Giunta Regionale iscrive la S.O.C. "Sacra Famiglia'' di Manesseno nel Registro delle Associazioni regionali che operano nel campo della mutualità e del volontariato. Ed oggi Domenica 4 Giugno 20O6, la S.O.C. "Sacra Famiglia" celebra i primi cent'anni dalla sua fondazione e la gioia e l'orgoglio dei suoi Dirigenti e Soci sono davvero motivati. Con queste righe non si è voluto raccontare una storia, anche se vera e anche se bella, ma cogliere i momenti più significativi di un lungo e, a volte, doloroso cammino, fatto nel nome di ideali sempre validi e che debbono essere proposti, magari con metodi nuovi, ai giovani del nostro tempo: quelli della solidarietà e dell'amore reciproco che sono l' essenza dell'ideale cristiano.

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Gli assistenti ecclesiastici

(dalla fondazione della Società ad oggi)

Rev. do Sac. Giuseppe Cassissa dal 1906 al 1913
Rev. do Sac. Luigi Alvigini dal 1913 al 1930
Rev. do Sac. Giacomo Schiaffino dal 1930 al 1964
Rev. do Sac. Angelo lvaldi dal 1964 al 1969
Rev. do Sac. Giuseppe Ivaldi dal 1969 al 1981
Rev. do Sac. Franco Tomé dal 1981 al 1991
Rev. do Sac. Giorgio Rivarola dal 1991 ad multos annos

E sono da ricordare con riconoscenza:

  • Don Luigi Medicina Sac. Curato nei primi anni di vita della Sociètà.
  • Don Carlo Poggi Cappellano del Lavoro ed Assistente Ecc.co in tempi difficili.
  • Mons. Giovanni Pedemonte Nativo di Manesseno e grande Amico della Società.


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    I presidenti della S.O.C. SACRA FAMIGLIA


    Giovanni Patrone dal 1906 al 1907
    Martino Poggi dal 1908 al 1909
    G.B. Cassissa dal 1910 al 1913
    Giuseppe Bordo dal 1914 al 1917
    Angelo Bevegni dal 1918 al 1919
    Giuseppe Bordo 1920
    Luigi Piazze dal 1921 al 1923
    Giovanni Poggi 1924
    Giovanni Poiré 1925
    Giuseppe Bordo 1926
    G.B. Grasso 1927
    Luigi Piazze 1928
    Enrico Parodi dal 1929 al 1930
    Francesco Bordo 1931
    Giuseppe Bordo 1932
    Francesco Bordo 1933
    Colombo Torazza dal 1934 al 1935
    Francesco Carossino 1936
    Giuseppe Ansaldo 1937
    Michele Balestrini dal 1938 al 1939
    Paolo Arvigo 1940
    Michele Balestrini 1941
    G.B. Zilioli dal 1942 al 1943
    Virginio Poiré dal 1944 al 1946
    Giuseppe Bordo dal 1947 al 1955
    Arturo Dante dal 1956 al 1979
    Saverio Clavarezza dal 1980 al 1983
    Mario Cabella dal 1984 al 1985
    Domenico Poggi dal 1985 al 2021
    Sabrina Cervetto in carica

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