SOCIETA' OPERAIA CATTOLICA
"SACRA FAMIGLIA"
-Manesseno-

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Cenni storico artistici
L'oratorio di Sant'Alberto risulta costruito nel 1577, la sua costruzione risale all'epoca in cui era parroco Don Gaspare Gazzolo che permutò un appezzamento del beneficio parrocchiale con uno di proprietà di Benedetto Levereri. Nell' archivio della Confraternita ancora oggi è conservato l'atto di permuta datato 9 maggio 1577.
Il primo registro risale al 1618 e riporta i nominativi del superiore e dei consiglieri, mentre le prime contabilità sono datate 1626. L'oratorio vanta notevoli dimensioni 26,50 metri di lunghezza e 6 metri di larghezza. Gli ultimi lavori di restauro si sono conclusi nel 1992 dopo 5 anni di lavori. Nell'unica navata sono effigiati i Santi Patroni della Confraternita: a sinistra troviamo San Sebastiano, San Fabiano e San Giuseppe; a destra San Rocco, San Bernardo e San Simone. Il soffitto è decorato da due affreschi: quello centrale raffigura la gloria di Sant'Alberto, quello sopra l'unico altare rappresenta il Santo che naviga sul mantello. Questo altare ha la particolarità di essere "Privilegiato" in perpetuo da Sua Santità Pio VI, dalla bolla datata 14 aprile 1778, i Sacerdoti che celebrano la Santa Messa ottengono l'indulgenza per l'anima del defunto. Il primo luglio 1778 Pio VI conferma le disposizioni della prima bolla ed estende la possibilità di ottenere altre indulgenze nei giorni della morte e della sepoltura dei confratelli. Dietro all'altare vi è una tela settecentesca rappresentante Sant'Alberto che libera il bambino dal lupo, San Martino (patrono della Parrocchia di Manesseno) e San Giovanni Battista (patrono di Genova e della Confraternita a Sant'Olcese). All'interno si trova il paliotto dipinto su stoffa, usato un tempo nel periodo della festa, adesso addossato al muro, rappresentante il famoso miracolo del Santo, sullo sfondo il Santuario a lui dedicato sopra Sestri Ponente, prima del rifacimento agli inizi del Novecento. La confraternita possiede due crocifissi, uno moro e uno bianco che vengono portati in processione; possiede anche uno stendardo dipinto su tela del 1810, da un lato il Santo e il suo miracolo, vi è anche rappresentata una gallina che richiama al miracolo del salvamento dei pollai dalle volpi. Dall'altro lato è rappresentata la morte con falce e clessidra; questa confraternita accompagnava i defunti nell'ultimo viaggio e per questo lo stendardo veniva usato per l'accompagnamento. L'uso di portare i defunti al camposanto terminò negli anni 50 del Novecento con l'avvento dei servizi funebri. Di proprietà è uno stendardo datato 1882 ricamato su stoffa con il Santo titolare da un lato e dall'altro San Martino.

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